Formazione

I manager si raccontano – Leonardo Petrilli

16 Feb 2017 Posted by Gabriella Valeri in Blog, Casi di successo, Casi di successo

temporary export manager per pmiTemporary Export Manager per Pmi: una nuova sfida per la propria esperienza e le proprie competenze. E O50 mi ha aperto la strada…

Laureatomi in Ingegneria a Bologna, in più di 30 anni di carriera ho maturato un’esperienza manageriale con una notevole esposizione sui mercati internazionali nel campo dell’ingegneria di opere portuali e in quello dei grandi impianti petroliferi.

Successivamente, come professionista autonomo sono stato amministratore delegato di una società di costruzioni civili e investimenti immobiliari e consulente in tema di di servizi per l’imprenditorialità in corsi di formazione alle tecniche manageriali per un importante ente regionale a partecipazione pubblica.

Ho conosciuto Obiettivo50 nel 2008 grazie all’ALDAI e mi sono subito iscritto, attratto dall’idea di poter scambiare esperienze e conoscenze con colleghi, partecipare attivamente alle diverse iniziative e poterne trarre utili spunti per lo sviluppo della mia professione di consulente.

Ed è grazie ai contatti e alle opportunità offertemi da Obiettivo50, infatti, che ho potuto instaurare negli ultimi anni numerosi rapporti di collaborazione come Temporary Export Manager per Pmi del Centro-Nord Italia nei settori impianti meccanici, prefabbricati e progettazione idraulica.

Nel corso di questa attività ho aiutato le aziende a capire che l’espansione all’estero non si improvvisa: presuppone la conoscenza dei mercati locali, delle norme internazionali, dei problemi fiscali, doganali e amministrativi, oltre che delle lingue. Cose che difficilmente si trovano tutte insieme in una Pmi, che richiedono tempo e possono molto giovarsi dell’apporto di esperienze managerali collaudate.

E’ così che, sulla base di questa convinzione, non di rado mi è stato chiesto di affiancare il management aziendale in Italia e all’estero su tutta la linea: sviluppo commerciale, rapporti con fornitori e clienti (soprattutto nei contenziosi), programmazione dei nuovi investimenti.

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Networking di Obiettivo50 del 16-02-2017: incontro con Digital Magics

08 Feb 2017 Posted by Gianfranco Antonioli in News

Il primo evento di Networking di Obiettivo50 del 2017 si tiene il 16-02-2017 con un incontro con Digital Magics sul tema delle opportunità inerenti a Start-up, Open Innovation e Piano Industria 4.0.

L’iniziativa fa parte delle attività di Obiettivo50Academy, si tratta di spazi all’interno degli incontri di networking interamente gestiti dai Manager Associati. I soci offrono opportunità professionali e di aggregazione inerenti alla loro attività al network, trasferendo al contempo alla platea delle “pillole di sapere”.

corso start-up day3Il networking di Obiettivo50 del 16-02-2017, che fa seguito al nostro percorso formativo sulle Start-up, sarà gestito da Gaetano Bonfissuto e vede l’intervento di Layla Pavone e Gabriele Ronchini di Digital Magics, importante incubatore di progetti digitali.

Layla Pavone, relatrice al nostro corso sulle Start-up e responsabile dell’Industry Innovation e Gabriele Ronchini, uno dei fondatori, ci illustrano le loro attività di scouting e di lancio di Start-up, di progetti di Open Innovation e di Industry 4.0, per i quali sono spesso alla ricerca di manager e professionisti che supportino, in varie modalità, i nuovi progetti.

L’incontro si tiene all’Ambrosianeum, in via delle Ore 3 a Milano, giovedì 16 febbraio alle ore 17.00.

 

Digital Magics

Si tratta di un Incubatore di progetti digitali che fornisce servizi di consulenza e accelerazione a startup e imprese, per facilitare lo sviluppo di nuovi business tecnologici. Fondato nel 2008 da Enrico Gasperini, Alberto Fioravanti, Gabriele Ronchini e Bibop G. Gresta, tutti professionisti con una grande esperienza nel mercato digitale, nel 2012 lancia un Incubatore di Start-up in Campania e a luglio 2013 si quota all’AIM Italia, Mercato Alternativo del Capitale dedicato alle PMI italiane ad alto potenziale di crescita, organizzato e gestito da Borsa Italiana.

Digital Magics costruisce e sviluppa business digitali, affiancandosi ai fondatori delle Start-up e fornendo servizi di accelerazione. Offre inoltre alle imprese italiane supporto strategico e servizi per la trasformazione digitale e l’Open Innovation. Al momento sono 75 le Start-up avviate e attive.

Layla Pavone

Da Maggio 2014 nel team di Digital Magics come Partner e membro del Consiglio di Amministrazione, a dicembre 2015 ha assunto l’incarico di Amministratrice Delegata Industry Innovation. Si occupa della selezione e dello sviluppo di nuovi investimenti in startup innovative, gestendone l’evoluzione, come mentore e supervisore, e le attività di fund raising, in particolare attraverso le relazioni con le imprese italiane ed i progetti di Open Innovation per accelerarne il processo di crescita.

Gabriele Ronchini

Membro della Commissione Economica sulla Televisione Digitale del Ministero delle Comunicazioni, ha contribuito alla stesura di libri specializzati ed è relatore in seminari e corsi universitari. E’ tra i Soci Fondatori di Digital Magics e ha ricoperto la carica di Executive Director. Il 30 novembre 2015 è stato nominato Amministratore Delegato di Digital Magics per il Portfolio Development.

 

Industria 4.0 e PMI: non “SE” ma “COME”

02 Feb 2017 Posted by Gabriella Valeri in Blog

Vi proponiamo oggi un articolo sul tema Industria 4.0 e PMI a cura di un socio esperto sull’argomento.

Recentemente API (Associazione Piccole e Medie Imprese) ha diffuso i dati raccolti dal suo Osservatorio su Industria 4.0: fra l’altro, è emerso che circa il 25% degli imprenditori intendono avviare processi in tale direzione nei prossimi 5 anni.

E gli altri 3/4 delle imprese?

Questo risultato testimonia che, guardando al tessuto industriale italiano, tutto il gran parlare che ormai da molti mesi si sta facendo su Industria 4.0, Smart Manufacturing, Rivoluzione Digitale, e tutte le altre belle definizioni così di moda, ha fino ad ora ha sostanzialmente fallito il suo scopo principale: rendere consapevoli le aziende, di qualsiasi settore e dimensione, che l’entrata in questa corrente non è una scelta opzionale, ma al contrario è un dato di fatto che sta già raggiungendo tutti, come venditori, produttori e clienti.

Il punto quindi non può essere “se” avviare processi in tale direzione, dato che tali processi, che piaccia o no, si sono già avviati fuori e sopra le singole aziende, e presto o tardi arriveranno a coinvolgerle (se non l’hanno già fatto …); il punto deve essere “come” governare, e non subire passivamente, gli effetti e le influenze, anche molto profonde, che tale coinvolgimento inevitabilmente causerà.

Non è infatti la singola azienda, grande o (a maggior ragione) piccola che sia, che può decidere, per esempio, il grado di personalizzazione dei prodotti voluto dai consumatori finali (nel fashion, nel luxury, ma anche nell’impiantistica e nella componentistica), o il livello di servizio richiesto dai suoi clienti (che siano automotive, o grande distribuzione, o utilities, o singoli individui), o il prezzo accettato dal mercato (a meno che, ovviamente, non si sia in grado di offrire qualcosa di unico): questi elementi sono vincoli dati, sempre più stringenti e sempre più rapidamente in evoluzione, e le imprese, tutte, devono scegliere se continuare a competere, cavalcando (e magari anticipando) le richieste o se viceversa, molto semplicemente, uscire dal gioco.

Questa è la realtà, che, per molti versi, è poi la solita, dato che da sempre le aziende devono muoversi dentro uno scenario competitivo: oggi tale scenario prevede più velocità, più interdipendenza e più complessità, e quindi fare impresa può essere più difficile, ma non è certo impossibile (e, soprattutto, può dare ancora molte soddisfazioni).

La sfida è capire come continuare a competere, e la risposta è rappresentata dalla digitalizzazione dei prodotti / servizi offerti e dei processi – produttivi, gestionali e di relazione con il mercato – messi in atto: questa non una fra le opzioni possibili, ma, nel lungo periodo, l’unica possibilità, perché anche la più specialistica, artigianale e manuale delle imprese prima o poi si troverà ad avere competitori in grado di offrire (per esempio) prodotti analoghi in tempi più brevi, o arricchiti da servizi complementari, o (sempre per esempio) ad avere sempre più clienti che chiedono modalità di acquisto (“customer experiences”, come si dice …) diverse e nuove, che non passano dalla sola relazione tradizionale.

È la digitalizzazione lo strumento che permette di far fronte a queste, ed a tutte le altre innumerevoli possibili sfide esterne, e tutte le imprese devono essere consce di questo: la digitalizzazione è quindi una grande opportunità, non un pericolo.

Le imprese devono però essere anche consapevoli che la “Rivoluzione Digitale” – che si declina in Industria 4.0 nella manifattura, in connettività e “servitizzazione” dei prodotti, in smart e mobile working nelle organizzazioni, in approccio “data-driven” nei processi decisionali, e così via – non è semplicemente un insieme di tecnologie, ma in realtà si fonda su un cambiamento di paradigma, con l’azienda che da struttura sostanzialmente chiusa, statica, pensata in termini gerarchici e competitivi, deve trasformarsi in un ecosistema (formato da parti che cooperano fra loro restando dinamicamente in equilibrio), che vive all’interno di ecosistemi più ampi, che coinvolgono clienti, fornitori e stakeholders in genere.

Industria 4.0

Solo dopo questo passaggio culturale l’impresa potrà accostarsi all’immenso bouquet di strumenti e soluzioni che concretizzano la “Rivoluzione Digitale”, al fine di scegliere ciò che più possa esserle utile, per risolvere criticità o cogliere opportunità, e a questo punto le modalità di implementazione – priorità considerate, aree coinvolte, risorse dedicate, velocità, e così via – saranno scelte tattiche dettate dalla situazione istantanea dell’azienda, che però, in quanto riferite ad un modello strategico complessivo, potranno restare fra loro coerenti anche se attuate “a macchia di leopardo”, come in effetti è consentito dalle tecnologie coinvolte, che in genere si prestano ad applicazioni modulari e scalabili.

In sintesi, quindi, per una impresa – grande o piccola – il “come” entrare nel flusso della Rivoluzione Digitale passa attraverso tre passaggi

-accettare che questo coinvolgimento è ineludibile, e può essere subito o governato, ma non evitato, in quanto parte integrante dell’evoluzione dello scenario competitivo di ciascuno

-farsi consapevole che tale coinvolgimento è costituito prima di tutto da un cambio di paradigma, da struttura chiusa e statica ad ecosistema parte di ecosistemi più ampi, e dotarsi di una nuova visione strategica coerente con tale nuovo paradigma;

-solo a questo punto scegliere, in coerenza con tale visione e passo passo, le tecnologie e gli strumenti più opportuni per muoversi lungo il percorso di trasformazione digitale, e procedere alle implementazioni secondo le proprie necessità e capacità.

Se, al contrario, si parte concentrandosi su tecnologie e strumenti, calcando la mano sull’immagine “disruptive” (e, in fondo, modaiola) della Rivoluzione Digitale, senza contestualizzarla alle singole realtà, il risultato che si ottiene è quello detto all’inizio: il 75% delle PMI, in Italia, di fronte ad Industria 4.0, dicono “no, grazie, non ci serve”, senza rendersi conto che in questo modo si condannano all’emarginazione ed alla morte. E se si è commesso questo errore di approccio, l’aggiunta di incentivi economici e finanziari (il “Piano Nazionale”, i bandi di finanziamento, etc.) non sarà di grande aiuto: essi cadranno nel vuoto, o al più “drogheranno” il sistema, generando investimenti casuali, opportunistici, e, di fatto, in genere privi di effettivi ritorni di lungo periodo.

Il rischio che accada proprio questo è concreto, e tocca a tutti gli attori in campo – istituzioni, associazioni di imprese e professionali, consulenti, imprenditori e manager – comprenderlo e muoversi, con la massima urgenza ed incisività, per mitigarlo: auguriamoci che ciò accada, se non vogliamo che il sistema industriale italiano perda anche questa opportunità (che, ormai, potrebbe davvero essere l’ultima). (testo di Bruno Lodi)

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Workshop neosoci gennaio 2017 a Milano e Torino

27 Gen 2017 Posted by Gabriella Valeri in News

Workshop neosoci gennaio 2017Obiettivo50 inaugura le iniziative dell’anno 2017 con due workshop per i nuovi soci, il 19 gennaio a Milano e il 27 gennaio a Torino.

Scopo del workshop neosoci è illustrare in modo organico le iniziative dell’associazione, presentare l’offerta dei servizi e attività che vengono messi a disposizione dei soci e le iniziative di successo realizzate nel passato, anche con il fine di replicarle ed estenderle a nuovi contesti.

Il workshop è anche un’opportunità di networking, per  promuovere la conoscenza reciproca tra i soci e favorire  le occasioni di incontro, siano essi associati nuovi o di vecchia data.

Nel corso dell’incontro è stato ribadito con forza quello che è il carattere distintivo di Obiettivo50, la sua mission più caratterizzante. L’associazione ha l’obiettivo concreto di identificare opportunità professionali per i manager soci, riconducibili sostanzialmente ad attività di consulenza, Temporary Management e iniziative imprenditoriali. Il target di riferimento sono le PMI, target che il singolo difficilmente riesce a raggiungere in modo sistematico. Obiettivo50 è in grado di individuare iniziative ed interlocutori mediante i quali convogliare l’offerta di managerialità dei soci.

Sono stati poi via via presentati i diversi progetti di formazione recentemente realizzati, le attività di O50Academy  e le iniziative che negli anni hanno coinvolto enti ed istituzioni (Consorzi Universitari, Istituti di Ricerca, Incubatori, IBAN International Business Angel Network, Confindustria, Banche, Ordine dei Commercialisit, tra gli altri).

“Che cosa puoi fare tu per Obiettivo50?”: è con questo invito che come da tradizione si è concluso il workshop neosoci, a sottolineare un altro aspetto distintivo dell’associazione. Condividere contatti e relazioni, promuovere il nome dell’associazione durante convegni e incontri, in poche parole: essere proattivi e propositivi, con il giusto atteggiamento per far succedere le cose.

E’ proprio questo lo spirito che si è dimostrato vincente, come diversi soci hanno raccontato, come potete leggere nelle loro storie presentate nella sezione Casi di successo – I manager si raccontano che vi invitiamo a leggere.

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2016, un anno di Obiettivo50

23 Dic 2016 Posted by Gabriella Valeri in Eventi

Lo scorso giovedì 15 dicembre si è tenuto il consueto incontro di fine anno tra i soci: un’occasione per scambiarsi saluti e auguri di buone feste, oltre che per fare un bilancio dell’anno che sta per concludersi.

L’anno 2016 si è aperto con l’invio di un questionario a soci ed ex-soci per conoscere le esigenze più sentite in relazione all’associazione, che sono risultate essere una maggiore visibilità del sito sui media, intensificazione dei corsi interni e delle attività di networking, maggior visibilità del database dei manager nei confronti delle aziende.

Diverse iniziative del 2016 sono andate proprio nella direzione di rispondere a queste esigenze, come illustrato dal Presidente Antonioli nella presentazione delle attività e progetti dell’anno 2016, tra i quali:

–Una qualificata presenza online, con pubblicazioni e aggiornamenti frequenti oltre che nuove sezioni sul sito (ad es. I casi di successo-I manager di Obiettivo50 si raccontano), attiva presenza sui social network (Linkedin e Twitter), e anche offline, con pubblicazioni sulla stampa cartacea;

–La costituzione di una Obiettivo50 Academy per coordinare le varie tipologie di iniziative formative (workshop, convegni e corsi);

–Iniziative di networking e altre opportunità di incontro a Milano (circa una ventina nell’anno), oltre che riunioni locali a Torino e Roma;

–Conclusione del progetto congiunto con Manageritalia di raccolta informazioni sulle Reti di Imprese e presentazione dei risultati in varie città;

–Prosecuzione del progetto MISE avviato nel 2015, che ha coinvolto diversi soci e aziende che fanno capo a soci, in attesa delle nuove iniziative nazionali e di Regione Lombardia;

–Iniziative di formazione: replica del corso TEMforITALY a Torino, corso Start-Up a Milano, corso IOT50 a Milano, workshop su Linkedin e Twitter (in 2 edizioni).

Un bilancio dal segno positivo dunque, che ci fa sperare altrettanto in positivo per il nuovo anno che ci attende con uno scenario internazionale decisamente complesso.

 

Industry 4.0 e PMI: occasione per crescere e migliorare l’efficacia globale

06 Dic 2016 Posted by Gabriella Valeri in Blog

Vi proponiamo oggi un articolo su Industry 4.0 e PMI a cura di un socio con lunga esperienza in ambito manifatturiero.

Industry 4.0 e PMIIndustry 4.0 rappresenta un segnale di cambiamento radicale per l’industria manifatturiera proponendosi come logica evoluzione della tecnologia digitale al servizio della condivisione non più solo tra le persone ma anche tra le “cose”.

Nel trentennio di esperienza manageriale nelle PMI ho sostenuto l’impiego di modelli produttivi e formativi adatti a sostenere la capacità innovativa, l’impiego di tecnologie attualizzate, l’automazione integrata, l’opportunità di acquisire dati di processo ed analizzarli per ottenere feed-back di efficienza produttiva.

Denominatore comune è sempre stata l’attenzione all’elemento umano come attore dominante e valorizzante.

Coerentemente con la velocità e le necessità dei tempi, ho vissuto tutto ciò in maniera separata, abbinando aspettative e risultati a parole d’ordine che negli anni si sono succedute in ogni sito produttivo: qualità, flessibilità, miglioramento continuo, problem solving, teamworking, lean production, empowerment, …. ecc.

Su detti argomenti le PMI hanno costruito progetti, successi e fallimenti.

Elemento perturbante in questo contesto è sempre stata la difficoltà di trasformare l’efficienza delle risorse (materiali e non) in efficacia organizzativa e produttiva.

L’opportunità di superare questa problematica potrà rappresentare un valido stimolo per applicare il nuovo modello produttivo ispirato ad Industry 4.0 anche per predisporsi ad affrontare mercati in continua e rapida evoluzione, orientati a richiedere sempre maggiori volumi e flessibilità.

Industry 4.0 sembra offrire (nel medio termine) alle nostre PMI la via per implementare una trasformazione tecnologica mediante un processo di crescente digitalizzazione delle operations e molte fonti indicano che nel settore industriale l’incremento di efficienza produttiva atteso per il prossimo quinquennio è stimato nell’ordine del 15 % (grazie a miglioramenti in tutta la catena dei processi) cui potrebbe affiancarsi una riduzione dei costi di pari ordine di grandezza.

Quindi progetteremo e svilupperemo prodotti mediante simulazioni ingegneristiche che dovranno coinvolgere anche il “consenso” delle reti di macchinari di processo;  vale a dire che, in proiezione, gli impianti produttivi avranno una propria rigida “consapevolezza” che dovrà interagire con i comandi umani per ottimizzare l’efficacia, anche in termini di impiego energetico e riduzione costi.

Appare evidente che solo un adeguato sforzo in termini di coinvolgimento e formazione del personale potrà condurre al recupero di quell’efficacia indispensabile per accrescere il valore del prodotto/servizio.

L’essere umano si troverà più coinvolto nel ruolo di supervisore del sistema produttivo impiegando la propria creatività per sviluppare le strategie di industrializzazione, risolvere problematiche inattese e monitorare l’intero processo.

La possibilità di monitorare, analizzare ed integrare in tempo reale e simultaneamente sempre più dati e informazioni rilevate su prodotti, processi e sistemi, costituirà dunque il punto chiave per consentire ai supervisori di prendere decisioni utili ad ottimizzare lo sfruttamento degli impianti.

E’ pensabile che, nel tempo, alcune funzioni “tradizionali” perderanno importanza, ma è altrettanto vero che per sostenere l’implementazione e garantire l’operatività delle nuove soluzioni produttive necessiterà anche un significativo e moderno impegno “manutentivo” interno e/o l’impiego di nuove soluzioni di assistenza che potranno impiegare sia giovani preparati che personale con lunga esperienza.

Sta di fatto che per mantenere i lavoratori al centro del sistema produttivo dovranno essere ripensati tempi e modalità con cui il lavoro dovrà essere svolto.

Non è pensabile applicare una logica produttiva coerente con Industry 4.0 senza un significativo incremento delle competenze degli addetti (da semplici operatori a tecnici altamente specializzati).

In base all’esperienza e all’attuale stato delle PMI appare sensato pensare che il processo di introduzione delle logiche connesse ad Industry 4.0 sarà graduale con priorità ai processi capaci di dare un ritorno più vantaggioso nel breve periodo (es. qualità di servizio, pianificazione e tracciabilità dati di processo, tempi di attraversamento commesse, flessibilità, qualità del prodotto, personalizzazione di prodotto, manutenzione).

Ciò permetterà un impatto altrettanto graduale sul personale il cui livello operativo dovrà essere portato, e mantenuto, all’avanguardia tanto quanto quello dei macchinari Grande responsabilità sarà quindi demandata non solo al sistema educativo scolastico ma soprattutto ai processi di formazione propri di ogni azienda.

Solo così il connubio Industry 4.0 e PMI potrà rappresentare l’occasione di crescita e coinvolgimento della risorsa umana per concorrere all’aumento dell’efficacia globale.

(testo di Walter Nardini)

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