Il percorso del cinquantenne da dirigente e manager a consulente
Come reinventarsi consulente, temporary manager o imprenditore
In Obiettivo50 questa è la storia di molti soci: un brillante background come dirigente che si mette al servizio di una nuova vita professionale, giocandosi in ruoli nuovi e impensabili fino a pochi anni prima.
In questo approfondimento in due parti vediamo, a partire dalla concreta esperienza di molti di noi, come approcciare questo percorso.
Nella prima parte analizziamo il contesto e le opportunità, nella seconda parte, nel prossimo articolo, approfondiremo alcune possibili linee operative, ovvero come muoversi nel concreto.
Il punto di partenza 1: l’offerta
Ben difficilmente un cinquantenne si rialloca come dirigente dipendente all’interno di una grande struttura. Questa persona possiede però un tesoro, costruito con anni ed anni di lavoro sul campo: il bagaglio professionale, l’esperienza.
E questo è quello che deve mettere in gioco. Ma dove? E come?
Ecco che allora il manager fa di necessità virtù e si “reinventa” in un nuovo ruolo professionale: il consulente, il temporary manager, più raramente l’imprenditore, in alcuni casi nella combinazione dei tre.
Il punto di partenza 2: la domanda
Se da un lato, le grandi imprese sono in ritirata, dall’altro vi sono aziende che di questo bagaglio di esperienza e professionalità possono usufruire: le PMI, la struttura portante dell’economia italiana.
Un’attenta analisi conduce ad individuarne le aree meritevoli di attenzione e di possibile miglioramento, in particolare:
– l’ internazionalizzazione: la necessità e la volontà di uscire dai confini domestici, ma all’estero non si va solo per vendere, spesso anche per produrre o per comprare
– l’ innovazione: l’espansione è raggiungibile solo grazie al valore aggiunto che le aziende mettono nel prodotto e nei processi produttivi. E’ nei servizi, nella proposizione dell’offerta, nella cooperazione con portatori esterni di conoscenza, nella protezione della proprietà intellettuale che si possono trovare ulteriori elementi differenzianti competitivi
– le start-up: l’ICT offre oggi innumerevoli possibilità di avviare nuove iniziative, valide sotto il profilo del valore aggiunto apportato, che necessitano della esperienza di manager qualificati per decollare in termini di sviluppo e ritorno dell’investimento
– la transizione generazionale: il nostro tessuto economico è basato sull’azienda a conduzione famigliare, ma solo il 3 % delle imprese (in Europa) giunge alla terzagenerazione imprenditoriale. L’immissione di forze manageriali permanenti, che possano condurre l’azienda a superare l’indissolubile triangolo azienda – famiglia – proprietà è spesso di vitale importanza.
– La cooperazione attraverso Reti di Impresa: la natura “egocentrica” dell’impresa famigliare è detta essere causa principale del “nanismo” del quale soffrono le PMI italiane. D’altro canto, è dimostrato che grandi opportunità di espansione, di riduzione dei costi e di sostenimento del capitale sono individuabili nell’attività congiunta con altri partner industriali e finanziari, potenzialmente complementari, purtroppo tradizionalmente visti dall’azienda come entità “non grate”.
E per giocare il tutto per tutto potrebbe essere opportuno un manager consulente.
Il punto d’incontro e le aree di intervento
Abbiamo quindi, da un lato, un manager che ha definito i contorni della sua più o meno nuova veste professionale e che mette a disposizione la propria esperienza, dall’altro, la PMI, che dovrebbe percorrere vie nuove, ma che non trova al suo interno le conoscenze necessarie.
Il manager è un professionista che si è reinventato la propria decennale esperienza nel mondo delle imprese, in genere multinazionali, in ruoli di responsabilità ed a contatto con il mondo al di fuori dell’Italia (“expatriates”, capi area, direttori export, capi consociata), e ricoprendo, nel complesso, tutte le funzioni aziendali (commerciale, produzione, amministrazione, supply chain, …)
Il manager O50 opera in autonomia sotto diverse forme contrattuali (partita IVA, collaboratore a progetto, ecc.), in uno o più dei seguenti ruoli: consulente aziendale (specialistico o generalista), temporary manager (l’unica grande differenza tra il consulente ed il manager sta nella delega), imprenditore.
Comune a tutte le varie forme ed i ruoli è la progettualità, ovvero la consuetudine ad operare per progetti.
È quindi ovvio che possa apportare competenze di ampio respiro laddove queste siano scarse o non esistenti, traslando su queste realtà esperienze maturate in ambiti più globali.
Continuate a seguirci: nel prossimo articolo vi presenteremo alcune linee guida operative su come muoversi in questo percorso da dirigente a consulente. (testo di Gianfranco Antonioli)